Atti e Conegni |
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Il Concerto op. 3
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Non esiste nel Concerto una vera e propria separazione dei tre movimenti, in base al tradizionale assetto strutturale: tra il primo e il secondo Koussevitzky sembra, ad esempio, evitare la soluzione di continuità, anzi prepara addirittura l’introduzione dell’Andante nelle due ultime misure dell’Allegro iniziale, il quale termina in sospensione su un accordo coronato di settima (in realtà una sesta eccedente tedesca, se più correttamente scritta con si# invece di do), e risulta quindi privo di una vera e propria conclusione, manca, infatti, la cadenza solistica tradizionale e la conseguente coda orchestrale. A conforto della tesi formale ciclica numerose sono le ricorrenze motiviche fra le tre sezioni del Concerto: la terza parte conclude con il tema dell’Andante (T2) variato - e correttamente acefalo - con funzione di coda, riprendendo tra l’altro al pianoforte la figura puntata della sua breve introduzione accordale; inoltre, lo stesso elemento (s) dell’Andante – sorta di motivo suspirans derivato dal tema (T2) - viene anticipato dal contrabbasso nel 2° solo conclusivo dell’Allegro (a m. 140).
All’interno poi del primo e del terzo movimento risultano assenti i principi strutturali fondamentali della forma-sonata: sostanzialmente monotematici, essi sono privi di un proprio sviluppo e soprattutto mancano della ripresa, mentre, in tal senso, potrebbe intendersi proprio l’aberrazione formale sopra evidenziata.
Il tema (T1), in entrambi, è affidato esclusivamente al contrabbasso, mentre la sua forma introduttiva (i) è sempre soltanto assegnata al pianoforte (quindi all’orchestra), senza che tra loro si svolga un vero e proprio dialogo concertante, così da relegare il pianoforte al semplice ruolo di accompagnamento. Più importante appare invece la sua funzione formale nell’Andante, dove esso scambia con il solista l’elemento (s) e presenta il tema (T2) sia in coda all’esposizione (a m. 26, prima del solo) che in funzione riconduttiva (variato, a m. 49) e nella ripresa (a m. 65, prima del contrabbasso). E’ ancora il pianoforte - come si diceva - a proporre il tema (T2) in coda al terzo movimento, nel tono della tonica ma di modo maggiore (FA#), ponendosi così in rapporto diretto con il tono di LA maggiore dell’Andante.
In ultima analisi, più che di un concerto in tre tempi, di cui il primo formalmente riferito alla sonata bitematica, si dovrebbe parlare di una sorta di ‘poemetto sinfonico’ in un unico movimento a struttura tripartita A-B-A’, concettualmente più vicino alla forma ciclica che non alla forma-sonata, dove il principio bitematico sarebbe eventualmente riscontrabile nei due temi (T1) dell’Allegro e (T2) dell’Andante. E’ indicativo, in tal senso, il fatto che Koussevitzky nel terzo movimento semplifichi la parte del contrabbasso, eliminando il primo dei due soli (m. 61), per poi aggiungere in coda il tema dell’Andante.
Ulteriore conferma della tesi ciclica è la struttura armonica piuttosto monotonale delle tre parti del concerto: la prima e la terza non si allontanano dalla tonica (fa#) se non per modulare alle vicine regioni della dominante (do#), della sottodominante (si), della Sopradominante (RE, ossia la sottodominante del tono relativo LA, a m. 45), della sottotonica (mi, ossia sottodominante della sottodominante, a m. 61), o della sopratonica (sol#, ossia dominante della dominante, a m. 101). L’Andante è pure ancorato nel tono parallelo maggiore della tonica (LA), che solo nella sezione centrale della sua breve struttura tripartita (a, b, a’) si porta alla regione della sua Sottodominante (RE, nel solo di m. 32), poi, in fase riconduttiva, anche brevemente nelle regioni minori di mi, fa# e si, e di nuovo a RE, per poi tornare, nella ripresa, alla tonica (LA).
Tav. I: Schema formale delle tre sezioni
Il tempo
Esiste una relazione precisa tra l’indicazione Alla breve ed il tempo Allegro iniziale del primo e terzo movimento. L’indicazione Alla breve designa un andamento piuttosto mosso in 2/2, ossia battuto in due movimenti alla minima (il cosiddetto tempo ‘tagliato’), tuttavia Koussevitzky non indica alcun cambiamento di tempo metronomico, di conseguenza andrebbe osservata l’identità di valore della semiminima tra le due sezioni, mentre è la stessa scrittura, a valori doppi, che realizza in Alla breve il carattere agitato ma cantabile - con sonorità p - del tema, anticipato nell’introduzione dal motivo (i), sintagma di natura vigorosa, dinamica e con intensità ff.
Il ritorno in 4/4 di m. 61 (nel 1° solo) indica soltanto la ripresa del tempo battuto in quattro (ma senza accelerare ne ritenere), come anche nel più vivo di m. 69, realizzato esclusivamente dalla scrittura che passa dalle terzine di crome alle quartine di semicrome. L’indicazione metronomica potrebbe oscillare tra 112 e 126 alla semiminima, ovvero 56-63 alla minima nella sezione Alla breve (la velocità suggerita potrebbe essere circa 120 alla semiminima, ossia minima=60 in Alla breve).
Il tempo della sezione centrale Andante è evidentemente suggerito dalla relazione tra la figura puntata (alla semiminima) delle due battute conclusive del primo movimento e quella d’accompagnamento (alla croma) che introduce il tema (T2). L’andamento non dovrebbe, quindi, essere troppo lento, trascinato (ad esempio, 92-96 circa alla semiminima).
La tecnica compositiva
Dal punto di vista tecnico compositivo, l’espressione melodica e il contenuto armonico d’indubbio interesse non sembrano supportati da una preparazione teorica altrettanto solida; certa «generica imperizia» cui accenna Arnold Schönberg a proposito di Koussevitzky, in una lettera al direttore d’orchestra Fritz Reiner dell’ottobre 1944, trapela dalle numerose, più o meno importanti, inesattezze nella scrittura.
Piuttosto discutibile appare, ad esempio, la configurazione metrica della figura introduttiva (i), che meglio sarebbe stato scrivere con inizio acefalo, piuttosto che in anacrusi, evitando così la correzione del tempo in 2/4 per la sola quarta misura, nuovamente mutato in 3/4, per poi tornare al metro iniziale. Perfino l’ulteriore modifica del tempo in 3/4 appare piuttosto inutile e difettosa, facilmente evitabile aggiungendo, ad esempio, alla fine di m. 5 le crome si# e do# e, prima del mi#, un re# (in questo modo evitando qualsiasi cambiamento di metro, sia alle iniziali mm. 4-6 che nella ripresa della figura (i) alle mm. 14-16), come nell’esempio seguente:
Altrettanto discutibile appare la scrittura delle tre misure introduttive dell’Andante: esse avrebbero dovuto avere inizio in anacrusi (con la croma puntata eventualmente posta sull’ultimo quarto della misura conclusiva del movimento precedente) e non con ritmo tetico. Immediatamente dopo, appare ancor più scorretta la configurazione metrica del tema stesso (T2), anch’esso tetico quando avrebbe dovuto essere acefalo (con inizio sul secondo quarto della misura), come confermato dalle successive ricorrenze dell’elemento (s) e dalla stessa ripresa del tema (T2) in coda al terzo movimento.
Ulteriori diverse imprecisioni di scrittura, od omissioni, riguardano il contesto armonico ed i segni di fraseggio.
Nel primo movimento:
Nel secondo movimento:
Nel terzo movimento (fino a m. 49 si vedano le correzioni del primo movimento):
In corrispondenza della lettera L, a m. 92, sarebbe opportuno aggiungere l’indicazione 4/4 (suddivisione in 4) a condizione che, però, si aggiunga anche un Alla breve (suddivisione in 2) alla lettera O (a m. 108). E' probabile che Koussevitzky abbia pensato di lasciare inalterato il tactus in 2 da m. 20 (una misura prima della lettera B) in avanti, dato che, riducendo la parte del solo alle uniche mm 92-107 e non modificando il metronomo, la questione avrebbe assunto un carattere di natura meramente teorica.