L'intonazione

Ho accettato con piacere l’invito di Alberto Bocini a collaborare per questa rivista, la quale conferma ancora una volta la tempra del grande contrabbassista, ma anche la viva presenza propositiva. In questo primo numero tratterò dell’intonazione. Parte di questo materiale farà parte di una prossima edizione del Manuale semiserio, che conterrà inoltre un supporto cd con esercizi e molto altro.
Già Toscanini aveva compreso che nel settore contrabbassi avevamo qualche problemino. E’ per questo che esiste la didattica: saper prospettare delle soluzioni efficaci e soprattutto pratiche. Ovviamente, per uno strumentista, figuriamoci poi uno strumentista ad arco, l’intonazione va considerata sotto due aspetti: uno prettamente uditivo, riguardante errori commessi da un’errata percezione uditiva, l'altro meccanico, riguardante errori commessi dall' impostazione delle mani.

Inizialmente ci occuperemo degli aspetti uditivi, in quanto l’orecchio, precedentemente allenato, quindi già aperto e ricettivo, ovvero più reattivo sarà maggiormente in grado di guidare correttamente la mano sullo strumento.
Vorrei iniziare con un piccolo elenco delle cose da evitare assolutamente:

  • usare l’accordatore elettronico per intonare i suoni (al massimo va usato per accordare, come testimonia palesemente il nome dell’oggetto)
  • usare sistemi troppo complicati, come, per esempio, eseguire la sonata di Hindemith nella convinzione che se mi esercito in sequenze “atonali”, figuriamoci poi come sarò bravo con quelle tonali. Sbagliatissimo!
  • affrontare il problema direttamente sullo strumento, invece di esercitarsi con la propria voce
  • cercare le risposte dai contrabbassisti e strumentisti in genere: le risposte sono altrove, precisamente nei trattati dei grandi pedagogisti della musica
  • andare per tentativi invece di fare uno studio approfondito e riflettere sul problema
  • Vediamo ora l’elenco delle cose che ci possono aiutare a migliorare l’intonazione:

  • studiare a fondo i trattati dei grandi Maestri dell’educazione all'ascolto e seguire i loro consigli (E. Willems su tutti)
  • evitare tutte quelle persone che vi consigliano esercizi troppo complicati
  • usare delle basi registrate di qualità, come quelle ideate da me per esempio, elaborate non solo sulla mia esperienza di allievo prima e docente poi, ma seguendo direttive di grandi pedagogisti che assecondano ed esaltano le proprietà naturali dell’orecchio e fungono da riferimento (l’intonazione non è mai assoluta, occorre sempre un termine di confronto: questa è la regola d’oro)
  • esercitarsi su sequenze semplici, intervalli fondamentali, al fine di costruire degli stabili punti di riferimento.
  • Per esempio, iniziamo dalla scala, questa grande sconosciuta.

    La scala come esperienza sonora

    I manuali di teoria ci insegnano che la scala di modo maggiore è composta da una successione regolare di toni e semitoni, ordinati come descritto nell’esempio (Es.1). I due semitoni si trovano tra il 3° e 4° e tra il 7° e 8° grado (cioè il primo all’ottava superiore). La scala di modo minore è anch’essa costituita da una successione di intervalli di tono e semitono regolati in modo ordinato, in cui però i due semitoni si collocano tra il 2° e 3° e tra il 6° e 7° grado (Es.2).

    Es.1 - Scala di Do Maggiore
    Es.2 - Scala di Do Minore

    Tuttavia, queste definizioni sono solo parole vuote: io credo che la scala sia anzitutto una sintesi di sette diverse esperienze sonore chiamate intervalli. Tali esperienze trovano pieno significato non nel rapporto di successione (do-re, re-mi, mi-fa, fa-sol, sol-la, la-si, si-do), bensì di relazione attrattiva con la tonica (do-re, do-mi, do-fa, do-sol, do-la, do-si, do-do). E’ soltanto in questo contesto che i suoni della scala rivelano tutto il loro contenuto espressivo e musicale. Tutti i gradi della scala sono come attratti dal centro tonale, rappresentato dal 1° grado, e ognuno di essi forma un intervallo con la tonica, che si caratterizza per l’atmosfera e il livello di tensione che lo spinge verso di essa: questa tensione è altissima nella sensibile, quasi assente nella modale. Considerare tutto questo come semplice teoria sarebbe un errore macroscopico: il valore di questi rapporti sonori può essere compreso solo attraverso l’esperienza, cioè per mezzo di opportuni esercizi (vedi in seguito Esercizio d'intonazione). E’ molto difficile tentare di descrivere questa esperienza a parole. Ogni intervallo, in una sensibilità uditiva ben educata, stimola sensazioni che possiamo ripartire in due grandi poli: da una parte sensazioni di equilibrio, sicurezza, tranquillità ecc, caratteristiche di intervalli stabili, che danno un senso di riposo, di stasi, dall'altra sensazioni di provvisorietà, incertezza, inquietudine ecc, peculiarità degli intervalli instabili, ossia che posseggono una forte carica di tensione dinamica ed un considerevole potere di attrazione verso la risoluzione. Quando ascoltiamo una musica composta da una sapiente alternanza dei due poli, i suoni ci trasportano dalla tristezza alla gioia, dallo scoramento all’esaltazione. E’ davvero stupefacente come una semplice scala possa contenere un intero universo sonoro così affascinante, e di come invece un approccio didattico superficiale, che ne sottovaluta la ricchezza e la bellezza, la riduca ad una formula mnemonica o, peggio ancora, a un esercizio meccanico di routine. La capacità della musica di suggerire stati d’animo si manifesta pienamente solo a chi sa prestarle orecchio con attenzione ed amorevolezza, mentre può risultare addirittura noiosa a coloro la cui sensibilità non è stata risvegliata da un’appropriata educazione uditiva. Della serie, ne ammazza più il solfeggio della spada. E’ questo che si intende con consapevolezza armonica: la capacità di rappresentarsi i rapporti tra i suoni nello spazio interno della propria coscienza, che è essenzialmente il fondamento dell’intonazione.

    1. Premessa: il temperamento equabile

    La divisione dell’ottava in 12 parti uguali, ciascuna delle quali corrispondente ad un semitono, è una conquista relativamente recente nella storia della musica (1691) ed è nota come temperamento equabile. La scala temperata si fonda sul principio della suddivisione artificiale del tono in due semitoni uguali. In questo modo il semitono diatonico (es.: do/re bemolle) e il semitono cromatico (es.: do/do diesis) coincidono perfettamente, mentre nel sistema naturale designano due suoni di differente altezza. Infatti all’interno del tono naturale, suddiviso, secondo leggi naturali, in parti incostanti, i semitoni diatonico e cromatico si differenziano per leggere differenze di altezza (i comma), come stabilito dal sistema pitagorico. Tale sistema di intonazione naturale fu abbandonato per motivi di complessità, collegati alla concezione armonica della musica e alle difficoltà di intonazione nelle esecuzioni in cui partecipavano molti strumenti. Rispetto agli strumenti ad accordatura invariabile, lo strumento ad arco rende possibile la più ampia scelta di intonazione ma, allo stesso tempo, richiede una sensibilità dell’orecchio molto più sviluppata. Forse non è così scontato ricordare che non sono le dita responsabili dell’intonazione, ma l’orecchio che spesso non coglie l’esatta sfumatura dell’intervallo proposto. Questo accade perché gli esercizi, nella fattispecie sul contrabbasso, eseguiti quasi sempre in un contesto a solo, così come vengono utilizzati non sono assolutamente funzionali ad educare la sensibilità dell’orecchio.

    L'intonazione

    Innanzitutto vediamo una delle definizioni più comuni di intonazione: ricerca dell'esatta definizione dell'altezza dei suoni. Tuttavia, questa è una definizione assai generale e, soprattutto, fuorviante. Osserviamo en passant che ci sono una molteplicità di fattori che entrano in gioco in questa ricerca, fisici ma soprattutto emotivi, che riguardano cioè l'espressione dei suoni. Soprattutto il termine "esatta" merita un approfondimento: esatta rispetto a che cosa? Semplice: i suoni devono essere intonati esattamente esclusivamente rispetto ad un metro di riferimento, come può essere, per esempio, un sistema. Ecco i due più conosciuti:

    • il sistema temperato, che divide l'ottava in dodici parti esattamente uguali, e che, quindi, prevede un tipo di relazione tra i suoni artificiale, basato su distanze tra i suoni predeterminate a tavolino
    • il sistema pitagorico, scoperto da Pitagora e che prevede un tipo di relazione tra i suoni coerente con determinate leggi naturali e rapporti matematici

    Il sistema espressivo

    Il discorso sull’intonazione introduce tuttavia, accanto ai sistemi naturale e temperato, un terzo sistema di rapporti tra i suoni, incentrato su un grado fondamentale e la funzione attrattiva che esso esercita nei confronti degli altri. Indicheremo questo terzo parametro, il più importante ai fini artistici, con la definizione coniata da Edgar Willems (1890-1978), l’insigne pedagogista belga, di sistema espressivo. Esso è il parametro "umano" per eccellenza: prendendo come base gli intervalli del sistema naturale, li esalta e valorizza. Mentre gli altri due sistemi hanno come caratteristica l'oggettività dei riscontri, esso si basa su parametri essenzialmente soggettivi ed emotivi. L'intonazione espressiva, è comunque relativa, non scientifica. Una sensibilità musicale educata sceglie di volta in volta i suoni che corrispondono all'espressione desiderata. Sarà poi l'istinto musicale, opportunamente indirizzato, a provocare le reazioni spontanee necessarie per ottenere il suono dall'altezza ed espressione desiderata.
    Gli aggiustamenti di intonazione, all'interno di questo sistema, presuppongono un grande allenamento dell'orecchio a percepire differenze di altezza anche lievissime: alla fine però, l'emozione sceglie su criteri espressivi.
    Lavorando sui difetti dell'orecchio, agiamo direttamente sulle cause della cattiva intonazione, mentre i problemi della mano sinistra sono in qualche modo "derivazioni" causate in misura preponderante dalla cattiva guida dell'orecchio. Correggere le dita di un allievo, senza prima aver valutato in che misura l'orecchio è in grado di svolgere la sua funzione di guida della mano, equivarrebbe a curare i frutti malati di una pianta uno per uno, senza capire che il loro male è causato dalle radici: curando le radici migliorerà anche la condizione dei frutti (mamma quanto so' intelligente!). Conclusione: la bella intonazione comincia con l'educazione accurata dell'orecchio. Sarà l'orecchio che dovrà utilizzare, secondo i bisogni del momento, tutte tre i sistemi di intonazione - temperato, naturale ed espressivo - sia separatamente, sia simultaneamente.
    Ritengo utile proporre alcuni esercizi pratici di intonazione basati su questa premessa.

    ESERCIZIO n. 1: MANTRA (Training dell'orecchio con le basi multimediali)

    Come visto precedentemente, Willems conferisce all'intervallo un ruolo determinante nell'apprendistato del musicista. Tengo a sottolineare sempre che gli intervalli sono riproposti come esercizio non tanto e non solo per risolvere un problema tecnico, l'intonazione, quanto per ricondurre il loro significato in relazione alla nostra sfera emotiva, alla reazione affettiva che ciascuno di essi suscita in noi stessi.
    Sfrutteremo la registrazione della corda vuota del contrabbasso come "tonica" della scala, che fungerà da “sfondo” all’esercizio, indi canteremo i diversi intervalli ponendo la massima attenzione all’effetto che si creerà con la sovrapposizione: si origineranno così una serie di intervalli armonici, prodotti dal rapporto tra il suono che cantiamo/suoniamo e la tonica. In tal modo l’orecchio impara a collocare i gradi della scala all’interno di un sistema di relazioni che entra a far parte della coscienza, sente l’effetto dell’intervallo, correggendone intuitivamente l’intonazione. Una situazione completamente diversa rispetto a quella in cui eseguiamo uno studio a solo, senza aver accumulato alcuna esperienza pregressa di questa natura. L'ordine con cui affronteremo i singoli intervalli non è casuale. Nella scelta di tale sequenza utilizzeremo la cronologia qualitativa individuata e suggerita da Edgar Willems.
    Sul suono della tonica in sottofondo, cominceremo a cantare il primo intervallo fondamentale per acquisire la coscienza tonale, l'ottava, cui seguiranno la quinta e la quarta, racchiusa tra il V e l' VIII grado. Sensibilizzarsi ai suoni significa ascoltare totalmente, facendo attenzione sia all’altezza, sia alla tensione dei diversi intervalli, sia allo stato d’animo che suggeriscono. Questa idea vuol essere solo uno spunto che ciascuno può sviluppare secondo la sua fantasia: personalizzate da soli, o insieme al vostro insegnante, l'esercizio per sviluppare la sensibilità ai suoni! Inoltre, cantate qualunque cosa vi venga in mente: questa è l’attività ideale per migliorare l’orecchio musicale.

    Mantra è un esercizio di concentrazione ed attenzione per l'orecchio. Gli intervalli vanno soppesati e valutati, fino a coglierne l'intrinseca bellezza e precisione. Ogni intervallo ha un proprio posto nell'armonia, e noi dovremo imparare a cogliere il "sapore" specifico di ognuno. Per questo va eseguito molto lentamente, cercando di acuire la propria percezione: l'elemento "tempo" è irrilevante, in quanto tutto è disteso ed "allargato". Fate esperienza della stabilità/instabilità di ogni intervallo: la tensione della settima, l'instabilità della quarta...
    Un altro aspetto è la mimesi del suono: ascoltare ed imitaree, lo studente deve essere completamente avvolto dal suono del contrabbasso!!! E' importante che i movimenti delle mani siano estremamente fluidi e rilassati, il respiro calmo, le spalle passive, i muscoli al minimo indispensabile. L'oreccchio sente tutto ciò, oltre aggli intervalli !!! Ogni battuta è un esercizio, ma è possibile cominciare da qualsiasi punto, procedendo cronologicamente o saltando da una battuta all'altra, a piacere dell'esecutore. Dopo un po' inizia la parte d'improvvisazione: ricordate che l'esercizio pone enfasi sulla precisione dell'intervallo, la bellezza del suono e la fluidità del movimento: Lasciate andaree le tensioni e le preoccupazioni.

    Ascolta l'esempio Mantra in Re

     
           
     

    Conclusioni

    Credo che le conoscenze sono destinate ad invecchiare, anche nel nostro campo. Occorre tentare strade nuove e potenziare la creatività, che ci rende capaci di inventare soluzioni sempre più efficaci. Billè è stato un grandissimo, ed ho un enorme rispetto per il suo lavoro, ma, tuttavia, è vissuto 100 anni prima di noi, ed ha fatto fin troppo. Ora io credo che tocchi a noi riprendere le fila del discorso sulla didattica, per renderla più appropriata ai tempi che cambiano, e come!. Infine, vorrei chiudere con la seguente massima di saggezza zen: gli antichi egizi sono antichi per noi, ma per loro erano molto moderni!

    Alfredo Trebbi