Cd/Dvd |
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Introducing Open ComboChristiano Arcelli - Tenor Sax
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1 - Tempo Permettendo |
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2 - BaDaGio |
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3 - Corsi e Rincorsi |
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4 - The Alien in the Wedding Dress |
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5 - Il Guerriero |
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6 - Intollerina |
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7 - Lo Stento |
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8 - Moaning Rox |
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9 - Juniper |
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Piccoli, invisibili, usuali particolari capaci di sovvertire, sconvolgere, stravolgere.
Semplicità nell’attribuire un giusto ed equilibrato significato agli oggetti.
Il tempo inteso come uno scorrere all’interno del quale il cangiare metrico rimarca solo una sottolineatura spazio temporale. Mostrare, ribadire, e riaffermare la forma tematica come la costituzione di un nesso strutturale forte ed inscindibile su cui individualmente e collettivamente il combo opera.
L’intuizione melodica, la forza del sapere insinuarsi con leggerezza e freschezza nella mente dell’ascoltatore.
Invettiva solistica mai fine a se stessa.
A tutto ciò, una formazione che sembra fatta per procedere in punta di piedi, in una città di cristalli: tre fiati - Cristiano Arcelli al tenore e soprano, Sergio Casale all’alto ed al flauto e Rossano Emili al baritono ed al clarinetto, al vibrafono Ian Da Preda ed alla batteria Owen Hart. E’ questo il progetto, nonchè album d’esordio, della contrabbassista Silvia Bolognesi: Open Combo, una struttura volutamente aperta, niente affatto complessa, delicata ma assolutamente originale. Niente di eccezionalmente nuovo, ma un forza formale che lascia trasparire una solidità concettuale ed una chiarezza d’intenti assai rara di questi tempi. I brani sono un inno all’equilibrio, ma non scadono mai nel banale, anzi fanno della semplicità la loro forza ed il loro principio formale: è il caso, per esempio di Corsi e Ricorsi che, su una base ritmica ripetitiva, calzante ed ossessiva, rimarcata dal preciso, semplice ed efficace obbligato del basso, operano gli strumenti melodici e trova interessanti spazi solistici di notevole spessore anche il vibrafono di Da Preda. Da simili presupposti muove anche The Alien in a Wedding Dress, dove all’ossessivo muoversi di basso e batteria si unisce una costante riproposizione del tema, inframmezzato e suddiviso tra fiati e vibrafono, che agiscono all’unisono, contrappuntano, si parlano, e sussurrano, senza mai strillare, modellando attorno un paesaggio sonoro dall’atmosfera particolare, quasi straniante; direi pure, dal titolo, aliena! Gioviale, aperto e fresco d’invettiva, Introllerina si presenta come un brano che lascia liberi i solisti di muoversi su una struttura dai contorni ben definiti. Non manca certo la compositrice di darci un saggio delle sue capacità strumentali - Il guerriero e la civetta -, di gran spessore, dimostrando una sagacia esecutiva estremamente significativa, al quale fa da perfetto compendio l'operato del giovane Hart, motore del gruppo: un duo che non lascia addito a crepe, neppure quando il gioco si fa impegnativo, quando l’obiettivo è confondere l’ascoltatore, o meglio aprire le porte del pensiero ad una nuova percezione della pulsazione che muta.
Un album veramente molto intelligente ed originale che si pone ben oltre, nonostante la sua facilità d’ascolto, la semplice riproposizione di schemi jazzistici reiterati, ma propone, elabora, crea, nella prospettiva che la musica voglia dire coscientemente anche e soprattutto evoluzione.
Semplicità nell’attribuire un giusto ed equilibrato significato agli oggetti.
Il tempo inteso come uno scorrere all’interno del quale il cangiare metrico rimarca solo una sottolineatura spazio temporale. Mostrare, ribadire, e riaffermare la forma tematica come la costituzione di un nesso strutturale forte ed inscindibile su cui individualmente e collettivamente il combo opera.
L’intuizione melodica, la forza del sapere insinuarsi con leggerezza e freschezza nella mente dell’ascoltatore.
Invettiva solistica mai fine a se stessa.
A tutto ciò, una formazione che sembra fatta per procedere in punta di piedi, in una città di cristalli: tre fiati - Cristiano Arcelli al tenore e soprano, Sergio Casale all’alto ed al flauto e Rossano Emili al baritono ed al clarinetto, al vibrafono Ian Da Preda ed alla batteria Owen Hart. E’ questo il progetto, nonchè album d’esordio, della contrabbassista Silvia Bolognesi: Open Combo, una struttura volutamente aperta, niente affatto complessa, delicata ma assolutamente originale. Niente di eccezionalmente nuovo, ma un forza formale che lascia trasparire una solidità concettuale ed una chiarezza d’intenti assai rara di questi tempi. I brani sono un inno all’equilibrio, ma non scadono mai nel banale, anzi fanno della semplicità la loro forza ed il loro principio formale: è il caso, per esempio di Corsi e Ricorsi che, su una base ritmica ripetitiva, calzante ed ossessiva, rimarcata dal preciso, semplice ed efficace obbligato del basso, operano gli strumenti melodici e trova interessanti spazi solistici di notevole spessore anche il vibrafono di Da Preda. Da simili presupposti muove anche The Alien in a Wedding Dress, dove all’ossessivo muoversi di basso e batteria si unisce una costante riproposizione del tema, inframmezzato e suddiviso tra fiati e vibrafono, che agiscono all’unisono, contrappuntano, si parlano, e sussurrano, senza mai strillare, modellando attorno un paesaggio sonoro dall’atmosfera particolare, quasi straniante; direi pure, dal titolo, aliena! Gioviale, aperto e fresco d’invettiva, Introllerina si presenta come un brano che lascia liberi i solisti di muoversi su una struttura dai contorni ben definiti. Non manca certo la compositrice di darci un saggio delle sue capacità strumentali - Il guerriero e la civetta -, di gran spessore, dimostrando una sagacia esecutiva estremamente significativa, al quale fa da perfetto compendio l'operato del giovane Hart, motore del gruppo: un duo che non lascia addito a crepe, neppure quando il gioco si fa impegnativo, quando l’obiettivo è confondere l’ascoltatore, o meglio aprire le porte del pensiero ad una nuova percezione della pulsazione che muta.
Un album veramente molto intelligente ed originale che si pone ben oltre, nonostante la sua facilità d’ascolto, la semplice riproposizione di schemi jazzistici reiterati, ma propone, elabora, crea, nella prospettiva che la musica voglia dire coscientemente anche e soprattutto evoluzione.