Il contrabbasso ha conosciuto negli ultimi 50 anni uno sviluppo della tecnica strumentale senza precedenti. Quest’evoluzione è stata in gran parte dovuta, come tutti ben sappiamo, alla creatività e genialità di pochi esecutori che si sono contraddistinti per un nuovo atteggiamento strumentale tramutato in una nuova impostazione didattica. Tra questi grandissimi, di cui è inutile fare un elenco perché conosciuti, figura certamente Klaus Stoll, strumentista la cui genialità si è sempre esplicata in un atteggiamento compassato e dedito alla più genuina espressività musicale. Figlio di un contrabbassista, intraprende lo studio dello strumento a 12 anni ed a 22 è già membro dei Berliner Philharmonicher dove incontra il leggendario violoncellista Jörg Baumann, con il quale è stato protagonista di ispiratissime e seguitissime tourneè in duo per il mondo. 42 anni di Philharmoniker al servizio dei maggiori conduttori del secolo scorso, da von Karajan a Abbado, si tramutano nel nostro in una maturità stupefacente, che esula dal solo spazio orchestrale per rendersi palese anche in ambiti solistici o cameristici, caratterizzando il proprio approccio strumentale ad una espressività il cui aspetto più saliente è la contestualizzazione, sia nel repertorio, che nell’ambito musicale intrinseco, oltre ad una perizia tecnica che per leggiadria di suono e pulizia esecutiva lascia in un certo senso allibiti.
Il repertorio che ci viene presentato in questo cd consta maggiormente di classici brani solistici dello strumento, Koussevitzky, Dragonetti e Bottesini in primis, ma anche di pieces originariamente per violoncello e piano riarrangiati per contrabbasso e piano: G. Faurè, Siciliano, C. Saint Saens, Il Cigno e M. Bruch, Kol Nidrei, la cui esecuzione, in particolare, trasale una singolare e sentita emotività dal fascino estasiante, che riporta semanticamente alle istanze espressive dell’originaria melodia ebraica. Testo a parte fa poi l’esecuzione del Preludio e Adagio da Arcangelo Corelli, testimonianza della particolare attenzione e dell’amore che il M.° Stoll riserva da sempre al periodo Barocco.
Stoll, un esempio di come un musicista possa tramutare la propria performance atta all’esecuzione di un pezzo di repertorio, e quindi già scritto, in un gesto assolutamente unico e nuovo; di come la performance stessa possa conferire, nelle mani di un grande esecutore, nuova vita a materiale preesistente e conosciutissimo, senza cambiarne una semibiscroma.