Potremmo scrivere pagine intere sulla precisione e perizia dell’orchestra dei Berliner Philarmoniker; potremmo discutere per ore sulla professionalità e sul carisma della figura di Sir Simon Rattle, che, nonostante i timori iniziali di gran parte dell’opinione pubblica, nonostante gli illustri predecessori, ha saputo conquistare la platea della Philarmonik con la propria originale e perspicace personalità; potremmo parlare ammirati per infinito tempo delle varie sezioni strumentali che vanno a comporre l’insieme orchestrale, ognuna formata di alcuni tra i migliori virtuosi e solisti del proprio strumento - basti citare, per fare un esempio a noi caro, la line up della sezione dei contrabbassi: Klaus Stoll, Nabil Shehata, Rudolf Watzel, Martin Heinze, Wolfgang Kohly, Esko Laine, Peter Riegelbauer, Edicson Ruiz (il più giovane Berliner di sempre), Janne Saksala, Janusz Widzyk, Ulrich Wolff!!! -, ma non è questo il punto...
Sarà l’emozione che un’orchestra di tale spessore è indubbiamente capace di trasmettere, sarà l’atmosfera surreale del luogo, il Waldbühne, anfiteatro in stile neoclassico, a ridosso dell’ Olympiastadion, alle spalle la foresta di Grunewald - da qui il nome di “Teatro della Foresta” -, ma una magica e fantasmagorica accoglienza pervade tra i numerosi spettatori venuti ad assistere all’annuale spettacolo che chiude la stagione berlinese dei Philarmoniker, prima della pausa estiva. Tante famiglie, tanti giovani ragazzi, sdraiati a ridosso del prato che si apre tra la platea ed il palco, tanti, tantissimi bambini che giocano festosi nella pausa tra la Rapsodia Slava op.45 di Antonin Dvorak e la Rapsodia sopra un tema di Paganini per pianoforte e orchestra op. 43 di Sergej Rachmaninov, eseguita magistralmente dal M.° Stephen Hough, partecipi appasionatamente e silenziosamente all’esecuzione della Rapsodia per clarinetto ed orchestra op.116 di Claude Debussy, solista Wenzel Fuchs, membro dei Berliner, il cui virtuosismo incanta il pubblico estasiato, e, per finire, la Rapsodia Romana N.1 in La Maggiore Op.11 di George Enescu, che chiude questa emozionante serata musicale. Per una volta abbiamo voluto lasciare da parte commenti strettamente musicali, per omaggiare il pubblico, che ci ha riportato alla dimensione vera dell’esperienza musicale, l’ascolto comunicativo, ed il piacere incondizionato di farlo!!! Per una volta abbiamo voluto applaudire non solo i mitici Berliner, la cui bravura rende merito alla fama acquisita, ma anche la platea, ed i meravigliosi spettatori, autori di un’estasiante performance di “civiltà” musicale.
“I bambini...sono loro il nostro futuro; non siamo noi a dovere insegnare loro ad amare la musica, ma siamo noi che dobbiamo imparare da loro come renderla un’esperienza unica di cui innamorarsi...”, da una conversazione con il Prof. Klaus Stoll, primo contrabbasso e decano dei Berliner Philarmoniker. |