Influenze della postura e del movimento sulla funzionalità del nostro corpo
Fermo, Auditorium del Conservatorio, 14 aprile 2003Premessa molto importante alla seguente relazione è che ciò che viene esposto deve essere un motivo di riflessione e di approfondimento e non un materiale da usare per avviare un autonomo lavoro sul proprio corpo. Ci vuole sempre una guida esperta e con grande esperienza come può esserlo un medico specialista per iniziare un percorso di cambiamento. Sono stato invitato dal Maestro Alfredo Trebbi, contrabbassista di chiara fama e di vivacissima intelligenza, a tenere degli incontri sull'argomento "Influenze della postura e del movimento sulla funzionalità del nostro corpo", poiché da moltissimi anni studio questo aspetto del nostro vivere quotidiano. La mia ricerca è stata mossa sia da problemi fisici che mi portavo dietro dall'infanzia, sia da reali difficoltà relative a posture utilizzate durante gli anni di studio del mio strumento che è la chitarra.
L'attenzione posturale, l'equilibrio muscolare e la pratica quotidiana di una corretta attività fisica sono alla base della conservazione e dell'efficienza del nostro corpo e della nostra mente specialmente se ad essi si richiedono prestazioni notevoli, come accade nel caso del musicista.
Lo studio del Contrabbasso, come di altri strumenti, presenta posture e movimenti che possono essere motivo di studio e di riflessione relativamente ad una buona cura del nostro corpo.
È questo il motivo dei seminari svolti nel Conservatorio e di questa breve relazione. Uno dei concetti essenziali che stanno alla base della comprensione dei problemi causati da una postura scorretta è quello di "allineamento". L'allineamento del corpo è sinonimo di salute ed è uno degli obiettivi che si pone la disciplina dello yoga; purtroppo, osservando la maggior parte dei sedentarissimi occidentali ci si accorge invece che "qualcosa" si è spostato dalla sua '"linea", cioè dalla sua posizione naturalmente corretta: la colonna vertebrale. Il problema è palese, ad esempio, quando osserviamo un contrabbassista che suona con una spalla più sollevata dell'altra.
Perché l'allineamento naturale è stato perduto? Come si giunge a determinare questo squilibrio? Per comprendere questo aspetto, dobbiamo osservare attentamente il corpo umano. Se ci poniamo allo specchio, e tracciamo una linea che divide il corpo in due parti dall'alto verso il basso, otteniamo due parti specularmente uguali e simmetriche. Purtroppo questa simmetria naturale viene alterata nel corso della vita a causa di abitudini malsane che imponiamo al nostro fisico. Alcune di esse sono strettamente connesse allo studio dello strumento, poiché il tipo di attività richiesta ci impone di usare le due parti del corpo in maniera differente: si dice appunto che il lavoro delle due parti non è simmetrico. Spesso accade che una parte sia costantemente più ruotata dell'altra, oppure che ci sia rigidità da una parte e mancanza di tono dall'altra: tutto questo può causare squilibri permanenti della posizione della colonna vertebrale, quindi problemi e dolore a tutti i livelli.
Lo studio di uno scheletro umano, ci fa capire come la colonna vertebrale è strutturata.
La sua forma naturale comprende delle curve fisiologiche (due lordosi e due cifosi) che si notano facilmente all'osservazione.
Le vertebre, che compongono la colonna stessa, mantengono la loro forma e la loro equidistanza una dall'altra, proprio quando la colonna mantiene le sue curve naturali.
L'accentuazione o la perdita delle suddette curve, porta ad una sofferenza della colonna poiché i dischi intervertebrali che proteggono dall'usura e dalla compressione le vertebre, possono subire spinte o cambiamenti di posizione, diminuendo la loro funzione protettiva.
Alcune deformazioni possono poi creare dolore se provocano compressione sulle radici dei nervi, che si dipartono proprio dalle vertebre.
Questa osservazione ci fa riflettere quando assumiamo, specialmente se per lungo tempo, delle posture non corrette.
Abbiamo visto, poi, come l'attività di un muscolo tende, in fase di accorciamento, ad avvicinare i punti a cui esso è attaccato.
Altro fatto su cui riflettere è che il potere lavorativo di un muscolo deve tener conto del suo allungamento, dato che il lavoro viene prodotto in fase di accorciamento.
Se non allungassimo un muscolo e tentassimo di farlo lavorare di continuo, non potendosi allungare per poi, accorciandosi, produrre lavoro, diventerebbe contratto e perderebbe elasticità e possibilità di lavorare.
Oltre a questo, potrebbe infiammare i tendini che si inseriscono su segmenti articolari, poiché i tendini hanno una elasticità inferiore al muscolo. Questa osservazione ci fa capire che ogni posizione, anche se corretta, è bene che non sia tenuta per molto tempo.
Il ruolo che può assumere il muscolo nella sua azione (agonista. antagonista, sinergico e fissatore) ci dà la possibilità di recuperare e di riequilibrare un'attività lavorativa forzatamente squilibrata da esigenze alle quali non possiamo sottrarci. Lo studio approfondito del materiale brevemente sopra esposto, ci ha portato ad affrontare tre punti che sono in relazione allo studio del contrabbasso, in modo particolare:
Evitare, per quanto sia possibile, posture in fase di studio e di esecuzione pubblica che possano creare problemi al nostro corpo, riflettendo in modo severo e critico anche su aspetti consolidati della didattica.
Studio per l'utilizzo o la costruzione di accessori (sostegni, guide, etc..) atti ad aumentare l'equilibrio muscolare.
Inserimento, nell'attività di studio, di esercizi di riequilibrio e allungamento muscolare o di tecniche (Alexander, antiginnastica, yoga, etc..) per arginare le situazioni di squilibrio inevitabili.
Per quanto riguarda il punto 1 ), osserviamo che:
- spesso il peso del corpo è portalo più su una gamba e su un piede invece che equilibrato su ambedue gli arti inferiori;
- una spalla e relativo braccio si trovano ad altezza diversa :
- il collo e la testa spesso si trovano in rotazione costante da un solo lato;
- i fissatori delle due scapole lavorano in modo diverso relativamente alle diverse funzioni delle braccia stesse nell'atto esecutivo e con influenze di poco equilibrio su una parte del muscolo trapezio e di quello dorsale;
- l'appoggio dello strumento è sovente più su un lato;
- il tronco stesso tende, quando l'esecuzione lo richiede, a ruotare sempre nella stessa direzione.
Il punto 2). sarà esposto in modo ampio in un altro paragrafo (nella conferenza
di presentazione del supporto dinamico di Marco Forti).
Per quanto riguarda il punto 3), dobbiamo fare alcune considerazioni.
Ci sono tecniche come La tecnica Alexander, interessantissime, che hanno bisogno di un approccio molto coinvolgente, bisogna vivere secondo questa ottica e secondo i principi espressi dall'ideatore, ogni momento della giornata. Ogni azione segue un vettore, il lavoro è l'indispensabile. l'equilibrio è il massimo. Questo, però, prevede che anche tutto il rapporto con lo strumento sia su questa linea guida; lo studio dei movimenti, la direzione dei segmenti del corpo, il rapporto con l'archetto, lo spostamento delle dita, la visione mentale del brano, etc..
Altre tecniche puntano di più a lavorare sul corpo o su particolari segmenti di esso in modo meno continuo e coinvolgente.
Si lavora su singoli muscoli o più spesso su catene muscolari scompensate e squilibrate dallo studio e dalla postura, con esercizi fisici che tendono a ridare elasticità e tono muscolare ai vari gruppi, in modo da riequilibrare quello che a causa dello studio e della postura si è alterato.
Alcuni suggerimenti in questo senso, da seguire sempre con la guida di un esperto e con il controllo medico costante, devono, ovviamente, tenere presente delle molte variabili nell'approccio di ogni singolo esecutore e delle caratteristiche fisiche di ognuno. Portiamo alcuni esempi:
- ristabilire flessibilità, tono ed equilibrio alle sezioni del corpo come il collo e il tronco che devono sopportare frequenti rotazioni;
- riequilibrare l'allungamento e il tono del muscolo quadrato dei lombi che, a causa della diversa inclinazione su un lato della colonna vertebrale, può averne bisogno;
- lavorare in allungamento e tonificare i muscoli che stabilizzano il bacino, poiché nel sostenere lo strumento si può provocare squilibrio alterando la lordosi lombare;
- anche i muscoli estensori del tronco e della coscia sul bacino vanno allungati e tonificati a causa dei lunghi periodi passati in piedi;
- altri muscoli, sui quali porre l’attenzione, sono i quadricipiti femorali che danno forza alle gambe e il cui allungamento sorregge il bacino e non lo porta in retroversione;
- lavorare sui muscoli dell'articolazione della spalla (anteriori, posteriori, laterali e scapolari) a causa della diversa attività motoria delle braccia.
Questi sono solo degli esempi che servono da riflessione per un lavoro di riequilibrio.
Pietro Antiniori |