Do Ut Do - Cal Trio
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01.Ubi maior |
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02.Strani presagi |
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03.Jacovitti |
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04.Valse de la balorda (per la sig.na Romoli Elvira) |
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05.Stoccato |
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06.Per una foglia (per Laura) |
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07.Centro storico |
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08.Art deco |
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09.Lei e il gatto |
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10.Credici |
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11.Tante cose (per la piccola Claudia) |
Nel marasma totale di un mercato musicale nazionale che predilige enfatizzare prodotti "nostrani" cloni di ciò che all'estero ha fatto scuola, esiste ancora sul territorio una scena che, con grandi difficoltà, sopravvive e si propone per la vivida originalità di una ricerca che pone l'accento su una personalissima elaborazione dell'idioma jazzistico, consci sì della provenienza originale dello stilema, vissuto però più come un'acquisizione interculturale, un interessarsi ad un oggetto cresciuto lontano e reso comune dalla multimedialità e globalizzazione dei linguaggi, e quindi accettato ed integrato con la propria esperienza, che un'appropriazione indebita di un patrimonio che, preso così com'è, mantiene, giustamente, delle caratteristiche e peculiarità inscindibili dal substrato sociale in cui si sviluppa.
E' una realtà che non ha grandi spazi pubblici dove esibirsi, né molta visibilità a livello nazionale, ma che vive sul territorio grazie all'operato di piccole, talvolta piccolissime, etichette discografiche ed associazioni culturali che, pur operando spesso nel sottosuolo, hanno saputo dare voce a grandi artisti e ad interessantissimi progetti.
Tra questo circolo di esperienze c'è il Cal Trio del messinese Domenico Caliri, già chitarrista dell’Electric Quintett di Enrico Rava, che vive ed opera a Bologna, dove partecipa e conduce diversi progetti ed ensemble musicali. Caliri è un musicista a tutto tondo, con una coscienza jazzistica maturata in seno alle varie esperienze free che ha vissuto in prima persona, ed elaborata attraverso un personale linguaggio compositivo figlio della grande tradizione novecentesca italiano - a tal proposito si ricordi la composizione Nottetempo (1998) -, ma di certo non schivo a raffinati e ricercati richiami all'universo rock-fusion-musica leggera. Il Cal Trio nasce a Bologna nel 1999 e si avvale da subito della collaborazione di due delle figure emergenti più significative nell'ambito nazionale, il giovane contrabbassista Antonio Borghini, e l'eclettico batterista-percussionista Stefano Calcagnile, noto per la stabile collaborazione con Cristina Donà e con alcuni dei nomi più noti del jazz nazionale. Do Ut Do è la seconda fatica del Trio, dopo Casa 3 del 2002.
Il Cd mostra fin dal primo brano, Ubi maior, le sue peculiarità timbrico ritmiche e armoniche, ma anche il particolare approccio filosofico al materiale dei musicisti, che all’interno di una fiammeggiante jam session, non si abbandonano ad un banale e scontato gioco delle parti, ma insistono e concorrono insieme ad una strutturazione e destrutturazione del materiale tematico mai fine a se stessa. Al tempo stesso bisogna dire che qualsiasi parola e potenziale analisi dei brani esposti diventerebbe fuorviante e poco rispettosa verso un lavoro che anche nelle atmosfere più rarefatte, quali Per una foglia (per Laura) o Lei ed il gatto, fa della destrutturazione, della elusione delle aspettative e dell’alternanza di stilemi diversi, sistema linfatico, come in un continuo gioco che coinvolge l’ascoltatore, partecipe, in quanto essere pensante, della performance che si sta vivendo. Il tutto è compendiato da una ricercatezza timbrica e fonica particolareggiatissima, in cui ogni fonema, musicale e non, trova la sua piena realizzazione, anche, e soprattutto, in pezzi dove il suono-rumore diventa agente destabilizzatore prima, fondamento linguistico poi - Jacovitti, Credici -. Ed ecco che allora diventano essenziali e magnificamente significativi i contributi di Borghini, che con il suo strumento dimostra di essere abilissimo nel muoversi in terreni dinamicamente mutevoli, apportando nuove sonorità ricche e varie, sia che si esprima in un preciso e potente pizzicato, sia che muova con arcate ora dense e colorate, ora lievi e precise, ma anche dello stesso Calcagnile, che accompagna il tutto con precise e significative partecipazioni percussive. Particolarmente significativo è poi Valse de la balorda, in cui nel gioco contrappuntistico dei due strumentisti a corde si fondono citazioni colte, modalità esecutive classiche, con un andamento ritmico “ubriacante” per la sua ricercata scostanza ritmica. Art Decò è, come ci tiene a precisare lo stesso Caliri, “un omaggio dovuto a Don Cherry;una poesia melodica che spesso mi piace citare nei concerti del Cal Trio...”.
Brano di congedo è Tante cose, esemplificativo nel titolo, un saluto, che suona come un augurio per il futuro - forse proprio per la piccola Claudia a cui è dedicato il brano, più che per noi, ma che noi stessi facciamo proprio -, dai toni soffusi, quasi una ninna nanna, perché le persone che hanno qualcosa d’importante da dire si esprimono piano, dolcemente: non per forza devono urlare al mondo intero, ma ciò nonostante sono lì per far sì che la coscienza delle persone cresca.
Tante cose CalTrio, tante sentitissime belle cose...
Riccardo Valsecchi |